Debiti insoluti, la novità è che il datore di lavoro trattiene parte dello stipendio | Lo gira lui all’Agenzia delle Entrate
ev
In caso di debito i creditori non devono inventarsi niente: possono attaccarsi direttamente al tuo stipendio, e la legge lo consente.
Il pignoramento dello stipendio è una questione legale complessa che può avere profonde implicazioni finanziarie per i lavoratori.
Non solo le mensilità ordinarie sono soggette a pignoramento, ma anche le indennità aggiuntive, come la tredicesima e la quattordicesima.
La buona notizia è che la legge stabilisce dei limiti chiari su quanto può essere trattenuto e per quali tipi di debiti.
La cattiva notizia è che a dare modo all’Agenzia delle Entrate di trattenere il tuo stipendio non è altri che il datore di lavoro.
Fino a quanto possono addebitarti mensilmente?
Secondo la normativa, i creditori possono pignorare una percentuale della retribuzione del lavoratore per soddisfare i debiti. Per i debiti ordinari e quelli derivanti dai tributi statali, provinciali o comunali non pagati, la somma pignorabile è di 1/5 della retribuzione. Tuttavia, per i pignoramenti effettuati dall’Agenzia delle Entrate, i limiti variano a seconda dell’importo del debito. Ad esempio, per importi fino a 2.500 euro, la trattenuta può essere fino a 1/10 dello stipendio, mentre per importi compresi tra 2.500 e 5.000 euro, il limite è del 1/7 dello stipendio. Solo per importi superiori a 5.000 euro la percentuale pignorabile è del 1/5 dello stipendio.
Per gli alimenti dovuti per legge, il pignoramento non può superare 1/3 dello stipendio. È importante notare che la trattenuta si applica sulla paga netta, dopo aver sottratto le ritenute per contributi previdenziali e assistenziali a carico del lavoratore, nonché le trattenute fiscali dell’IRPEF e delle addizionali regionali e comunali. Un esempio pratico può aiutare a comprendere meglio il processo: se uno stipendio netto è di 1.834,22 euro e viene pignorato per un debito di 3.700 euro, la trattenuta sarà di 1/10 dello stipendio netto, pari a 183,42 euro. Tuttavia, se ci sono più pignoramenti, la somma totale trattenuta non può superare la metà dello stipendio netto.
In quali casi esistono dei limiti distinti
È inoltre importante notare che per gli stipendi accreditati sul conto corrente prima del pignoramento può essere sottratto solo l’importo che eccede il triplo dell’Assegno sociale. Recentemente, con il Decreto Legge n. 19 del 2 marzo 2024, è stata introdotta una modifica significativa alla disciplina relativa al pignoramento di crediti verso terzi. L’aggiunta dell’articolo 551-bis al codice di procedura civile stabilisce che il pignoramento verso terzi diventa inefficace dopo 10 anni dalla notifica al terzo, a meno che non sia stata pronunciata un’ordinanza di assegnazione delle somme o che si verifichino specifiche circostanze di estinzione o chiusura anticipata del processo esecutivo.
Il pignoramento dello stipendio è un processo regolamentato dalla legge, con limiti chiari e implicazioni significative per i lavoratori e i creditori. È importante che i lavoratori siano consapevoli dei propri diritti e delle procedure legali in caso di pignoramento.