Pronto, tra le polemiche, il film sull’omicidio di Meredith Kercher

 

venerdì 4 febbraio 2011 17.04


Amanda Knox: Murder On Trial in Italy è stato ultimato e dovrebbe andare in onda il prossimo 21 febbraio sulla pay-tv statunitense Lifetime. Si tratta, come il titolo stesso lascia intendere, del film inchiesta sul brutale omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher, per il quale sono stati finora condannati in primo grado l’ivoriano Rudy Guede (e per lui la condanna è ormai diventata definitiva), la studentessa americana Amanda Knox e l’italiano Raffaele Sollecito.

Lifetime ha pubblicato sul proprio sito Internet il trailer ufficiale della pellicola, da cui si evince che si tratta di una produzione “al risparmio” (nonostante la presenza della star hollywoodiana Hayden Panettiere, nei panni di Amanda), se non addirittura dozzinale, in cui si gettano ombre, tanto sui protagonisti (Amanda è dipinta come una figura ambigua e le scene dell’omicidio seguono la ricostruzione fatta dagli inquirenti), quanto sulle forze di polizia e sulla magistratura italiana, che vengono giudicati secondo gli standard statunitensi (ricordiamo che in Italia “il ragionevole dubbio” non esiste; esiste piuttosto “il soggettivo convincimento del giudice“, che è addirittura sancito dalla stessa costituzione). Insomma, per non saper né leggere, né scrivere, il film, da quanto si può vedere finora, getta fango su tutti.

E, ovviamente, scontenta tutti. Scontenta la famiglia Knox, anzitutto, che, attraverso i propri legali ha fatto giungere alla produzione una diffida alla messa in onda, in quanto il film conterrebbe elementi “altamente lesivi della reputazione di Amanda“, soprattutto perché a breve (il prossimo 12 di marzo) ci sarà il processo d’appello e la cosa potrebbenaturalmente nuocere alla causa della ragazza.

Scontenta la famiglia di Meredith Kercher, la vittima, sia perché il focus è incentrato sulla presunta assassina (che viene considerata una sorta di eroina/antieroina, a seconda dell’impostazione che lo spettatore preferisce sposare), sia perché il processo d’appello è ancora in corso.

E sicuramente non mancherà di dar fastidio e ai magistrati italiani chiamati a giudicare il caso, qualora vi ravvisino un tentativo di “tirar loro la giacchetta“, anzi: la toga.

Certo al di là delle giuste riserve di tutte le parti coinvolte, c’è da considerare che rimangono le perplessità sulla qualità di un’opera che ha la sua unica ragion d’essere nel fatto che il caso è ancora “caldo”. Lifetime sembra voler compiere un’operazione di squallido sciacallaggio mediatico, che fa apparire ridicole persino certe cadute di stile della televisione italiana.

Staremo a vedere se la diffida dei legali di Amanda sortirà qualche effetto.

La rete americana, tanto, il suo scopo lo ha già raggiunto: pubblicità a buon mercato.

Sulla pelle degli altri.