Jim Morrison graziato dagli USA con 40 anni di ritardo

 

venerdì 10 dicembre 2010 11.00


Sorpresa, sorpresa, nei civilissimi Stati Uniti il reato (vero o presunto) non si estingue con la morte del reo (vero o presunto): no, negli States, dove evidentemente i soldi del contribuente abbondano e quindi non è un problema sperperarli impunemente, si va avanti a fare processi ai morti anche quando non ci sono strascichi civili (leggi: “rimborsi” o “indennizzi”) da definire. E la cosa divertente è che ci si mettono anche quarant’anni per arrivare a conclusioni da farsa, di cui ormai non frega più niente a nessuno. Alla faccia di Perry Mason.

La cosa, che un po’ consola noi italiani, visti i tempi biblici delle nostre corti (riconosciuti per altro dagli stessi magistrati), non sarebbe più che una nota di colore, non fosse che l’ultimo caso di “giustizia a rallentatore” coinvolge un autentico mito del gotha musicale: niente meno che il re lucertola in persona, ossia Jim Morrison.

Lo stato della Florida ha infatti deciso di accordare al defunto (almeno a quanto risulta all’anagrafe americana) Jim Morrison la grazia relativamente a una condanna per atti osceni in luogo pubblico risalente all’ormai lontanissimo 1969, quando, stando a testimonianze mai verificate compiutamente, mentre era sul palco nel corso di un concerto a Miami, si abbassò i pantaloni, mostrando i genitali agli spettatori presenti.

La circostanza non era mai stata chiarta, anche perché il cantante non si era presentato alle udienze del processo di primo grado, preferendo pagare una cauzione e ritirarsi in quel di Parigi, dove (forse) morì due anni più tardi e dove (forse) è tuttora sepolto.

Rimane da capire quale possa essere il senso di questa grazia postuma, a parte il lucrare un po’ di pubblicità sull’illustre concitaddino estinto (Morrison era nato proprio in Florida l’8 dicembre del ’43), facendogli un regalo di compleanno davvero tardivo.

Comunque, come si dice: meglio tardi che mai…