Alone In The Dark Fa Discutere Bello O Brutto
Alone in the Dark, ultimo capitolo della celebre serie survival horror di Atari, ha iniziato a far discutere ancor prima della sua uscita ufficiale, prevista per oggi.
Il problema sembrano essere i tanto amati/odiati/chiacchierati voti assegnati dalla stampa specializzata. Più che altro dell’Europa Continentale.
Bisogna a questo punto far presente che, essendo il gioco in vendita soltanto da oggi,finora non sono stati molti i siti e le riviste ad aver pubblicato una recensione completa, per mancanza di copie da esaminare.
Per altro le uniche testate ad aver ricevuto una copia finalizzata del titolo, come ad esempio l’inglese Eurogamer, hanno attribuito ad esso voti e giudizi più che sufficienti (anche se non entusiastici).
In Scandinavia, però, le cose sono andate diversamente. Appoggiandosi a catene e negozianti rimasti anonimi, ma ben felici di spacchettare i propri pallet per compiacere gli amici giornalisti, GameReactor.no e Gamer.no hanno praticamente massacrato Alone in the Dark, assegnandogli un 3 su 10. Poco dopo anche le edizioni svedese e danese di GameReactor lo impallinavano, assegnando un 4/10.
Manco si trattasse di un titolo ingiocabile o con un motore grafico impresentabile (in realtà a giudicare dagli screenshot circolati si direbbe l’esatto contrario).
Apriti cielo.
Atari ha chiesto, attraverso i popri legali, la rimozione delle recensioni incriminate, querelando le due testate, per aver recensito il gioco grazie a copie non distribuite dall’azienda.
Ergo, secondo i legali, i giornalisti avrebbero usato una copia piratata.
Gli scandinavi, dal canto loro, hanno replicato di aver basato i loro giudizi su copie finali, intercettate prima della loro immissione in commercio, grazie a fonti che naturalmente non hanno voluto rivelare (spiegazione comunque plausibile).
Ad ogni modo sembra che la questione sia destinata a diventare del tutto marginale per Atari, ora che il gioco è uscito, dal momento che i primi commenti degli utenti che hanno acquistato il prodotto, sui siti di commercio elettronico, sembrano essere parecchio lusinghieri e – si sa – non c’è miglior pubblicità di un cliente soddisfatto.