Assegno di inclusione, lo stanno togliendo a tutti: se anche tu hai girato questa email al tuo datore di lavoro si riprendono tutto | Vanno a spulciare anche nel tuo ufficio

Email - Depositphotos - Zapster.it
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Ricevi l’assegno di inclusione? Fai molta attenzione a come ti comporti sul luogo di lavoro o rischi di perderlo e ricevere anche delle sanzioni.

Da diversi mesi il reddito di cittadinanza è stato eliminato ed è stato sostituito con altre agevolazioni. Tra queste, è arrivato l’assegno di inclusione, ovvero una misura rivolta ai cittadini più deboli, allo scopo di farli inserire correttamente nelle società. Si tratta di fatto di un sussidio che aiuta la persona finché non trova un lavoro o finché non intraprende un percorso di studi.

Alcuni aspetti dell’assegno di inclusione (noto anche come ADI) sono molto simili a quelli dell’ex reddito di cittadinanza, in particolare per ciò che riguarda le modalità da seguire nel caso di presentazione di dimissioni. Le dimissioni volontarie e l’assegno di inclusione, infatti, non sono compatibili tra loro.

Questo significa che una famiglia non può ricevere l’assegno di inclusione, se uno dei membri si è licenziato volontariamente dall’ultimo lavoro. Ci sono tuttavia, dei casi particolari.

Assegno di inclusione, quando le dimissioni sono ammesse

In teoria, non si può continuare a percepire l’assegno di inclusione se si è dimessi volontariamente dall’ultimo lavoro, tranne in due eccezioni. La prima riguarda le “dimissioni per giusta causa“, ovvero se il lavoratore è costretto a dimettersi per gravissime situazioni sul luogo di lavoro (per esempio in caso di episodi di mobbing).

La seconda riguarda invece la risoluzione consensuale del rapporto di lavoro, che interviene nell’ambito della procedura di riconciliazione, come previsto dall’articolo 7 della legge numero 604. In tutti i casi, le dimissioni vanno sempre comunicate all’INPS.

Dimissioni - Depositphotos - Zapster.it
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Assegno di inclusione, quando si rischiano le sanzioni

Le dimissioni vanno sempre comunicate correttamente all’INPS, in qualsiasi caso. L’assegno di inclusione è stato pensato per agevolare la persona nel reinserimento in società, quindi la persona, anche in caso di dimissioni volontarie, può continuare a percepire l’assegno, basta che nel frattempo trovi un nuovo lavoro e abbia comunicato le dimissioni.

Secondo la legge, chi non comunica le dimissioni o la fa nel modo sbagliato, oppure presenta delle dichiarazioni false con il fine di continuare a percepire l’assegno (di cui non avrebbe diritto) rischia la reclusione fino a due anni, mentre chi non comunica la variazione del reddito rischia sia multe sia la reclusione da uno a tre anni. Inoltre, bisogna anche restituire tutto il denaro ricevuto e la Carta di inclusione dell’INPS viene disattivata, impedendo così alla persona di richiedere in futuro lo stesso beneficio.