Gerry Scotti fa di nuovo centro con lo show dei Record, ma…

 

venerdì 18 marzo 2011 17.12


Complimenti a Gerry Scotti, che, in tempi non facili per la televisione, si conferma come uno degli uomini d’oro del piccolo schermo.

Ieri con Lo Show dei record è riuscito nell’impresa, sulla carta tutt’altro che scontata, di battere Michele Santoro e il suo Annozero: in 6 milioni e 122mila hanno sintonizzato la tv sul programma condotto dallo zio Gerry, mentre Santoro rimaneva staccato di un milionicino abbondante, superato addirittura dal Commissario Manara, sia pure al fotofinish (cioè: di soli 10mila spettatori) .

Complimenti a Gerry Scotti dunque: il dato relativo è indiscutibile e superare nettamente una concorrenza agguerrita costituisce sicuramente una prova di forza; rimane il fatto che l’Auditel sembra sempre più inattendibile quanto a dato assoluto.

A parte il fatto che, come sottolineava giustamente il Corriere della Sera la settimana scorsa, il campione su cui l’Auditel si basa non è più rappresentativo perché include solo famiglie italiane e taglia quindi fuori 8 milioni di stranieri regolarmente residenti sul territorio italiano, pari a quasi il 14% della popolazione totale (una devianza più che significativa), ma poi parte da un presupposto che è errato, vale a dire che quel campione rappresenti la totalità, o la stragrande maggioranza degli italiani con una tv e quindi non tiene conto dei quasi 5 milioni di abbonati Sky, o di chi utilizza le pay tv del digitale terrestre e Mediaset Premium, per esempio, punta a raggiungere un numero di abbonati tra 8 e 11 milioni entro il 2012. Sempre nel campione Auditel, inoltre, non è incluso chi guardi tv o altri contenuti in streaming da Internet e sono altri milioni di persone.

Insomma: niente da dire quando Auditel parla di percentuali, ma è credibile il dato in milioni di spettatori?

E, soprattutto, con l’avvento del digitale terrestre, quando, almeno in linea teorica, sarebbe possibile ottenere dai decoder statistiche simili a quelle raccolte dai siti Internet, ce n’è ancora bisogno?