venerdì 13 ottobre 2000 12.50


Tutti i film premiati alla 57° edizione della mostra del cinema di Venezia hanno un punto in comune: la lotta alla violenza, sia che essa assuma i connotati della discriminazione antifemminile, della repressione di regime, del fondamentalismo politico e religioso o della brutale uccisione di mafia. Il vincitore del Leone d’oro, “Il cerchio” dell’iraniano Jafar Panahi, è infatti un duro ritratto dell’intolleranza sociale e delle discriminazioni che pregiudicano la vita delle donne nel suo Paese. Sulla stessa lunghezza d’onda si snoda “Before night falls” di Julian Schnabel, vincitore del gran premio della Giuria: un film biografico sul poeta cubano Reinaldo Arenas perseguitato dal regime castrista perché omosessuale. Sempre di estremismi si parla anche nel film “Uttara” dell’indiano Buddahdeb Dasgupta, vincitore del premio speciale per la regia, che racconta la drammatica storia di violenze che una piccola tribù rurale del Bengala ha subito da parte di fondamentalisti hindù. Non occorrono purtroppo preamboli sugli efferati delitti di mafia che “I cento passi” di Marco Tullio Giordana, l’unico film italiano a ricevere un riconoscimento, quello per la miglior sceneggiatura, narra.