Noi credevamo: un Mazzini terrorista a Venezia

 

mercoledì 8 settembre 2010 17.12


È un Risorgimento alternativo quello di Noi credevamo, terzo film italiano in concorso alla Mostra di Venezia e diretto da Mario Martone. Una pellicola corale il cui fulcro sono un cast di qualità e una lunga ricerca storica e letteraria; prodotto dalla Palomar (in collaborazione con Rai Cinema e Rai Fiction) con il contributo del Ministero dei Beni culturali e il sostegno del Comitato Italia 150, Noi credevamo è narrato attraverso quattro lunghi capitoli (quasi tre ore e mezzo di film); i protagonisti sono tre giovani cospiratori del Sud affiliati alla Giovine Italia.

Precisa subito Martone:

Non è un film ideologico. Gran parte delle parole pronunciate dai protagonisti sono attinte da scritti, lettere e testi di patrioti, Mazzini compreso.

Eppure proprio il Mazzini viene tratteggiato come un terrorista: a dargli volto, con la su nota maestrìa, è Toni Servillo; la cupezza di Servillo sommata alle tinte dark di Domenico, il repubblicano interpretato da Luigi Lo Cascio, danno al film un’atmosfera decisamente tetra.

Marx ed Engels vedevano in Mazzini un terrorista di cui non fidarsi, soprattutto per il suo integralismo religioso. I suoi proclami che partivano da Londra finivano per creare dei martiri

ha continuato Martone.

E anche se il regista dice di non voler strizzare l’occhio all’attualità, pare d’altronde che abbia confezionato un film per potersi prendere delle licenze e criticare l’Italia di oggi.

Andando oltre le polemiche, la storia raccontata dalla pellicola è quella di due fratelli, Domenico (Luigi Lo Cascio) e Angelo (Valerio Binasco), che diventano mazziniani da giovani. Il primo combatte lealmente, viene rinchiuso in carcere poi si unisce ai garibaldini, l’altro invece – dopo aver ucciso un innocente – diventa un fanatico mazziniano, assetato di sangue. I loro destini si incrociano con quelli dei personaggi realmente esistiti: tra gli altri, Francesco Crispi (Luca Barbareschi), Cristina di Belgioioso (Francesca Inaudi).

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Redazione