martedì 31 maggio 2011 16.13
Sugli stereotipi dell’italiano medio che circolano all’estero stendiamo un pietoso velo; basti dire che, se qualcuno vi dice che oltre i confini patrii ci ritengono simpatici, sta in realtà fraintendendo un eufemismo: molti stranieri ci definiscono “simpatici” come un gruppo di maschi adolescenti può definire simpatica una ragazza considerata bruttina.
Negli States c’è persino un termine per definire il tamarro italo-americano: guido, con la “g” minuscola, perché trattasi di nome comune, anzi: quasi collettivo. In italiano si direbbe “tarro“, “tamarro“, “zaurro“, “zarro“, “burino“, “coatto“, “cafone” e altre espressioni più colorite ancora, in slang americano si dice soltanto “guidos“.
Come il magico confetto, basta la parola e già sai.
Ebbene a questi buzzurri in America hanno dedicato un reality show, a quanto pare sufficientemente popolare da aver già toccato quota tre stagioni, senza contare gli speciali.
Si tratta di un format prodotto e trasmesso da MTV ed è intitolato Jersey Shore. Nelle prime stagioni, i “guidos” sono stati prima in New Jersey, poi sono andati in trasferta, a Miami Beach e ora, per la terza, hanno deciso di farsi qualche mese anche in Italia, per riscoprire le loro origini.
E la troupe, evidentemente convinta che in Italia siamo tutti cafoni allo stesso modo dei ragazzotti del programma, li ha trasportati di peso in quel di Firenze.
Solo che lì non è andata esattamente come la produzione preventivava e hanno scoperto due cose: 1) che gli italiani non sono cafoni, ma, come tutti gli europei, tendono a sembrare “sofisticati” agli occhi dei cugini d’oltreoceano; 2) che i cafoni non ci piacciono (specialmente quelli d’importazione) e che, a differenza degli statunitensi, non giustifichiamo la maleducazione con il successo.
Tradotto in parole povere: i guidos non si sono trovati a casa loro e hanno avuto vita dura.
Cacciati dai ristoranti, che li hanno accolti solo dopo vibrate proteste e “nascondendoli” in apposite salette interne (lontane dagli occhi degli altri clienti), rifiutati dalla popolazione locale, che li ha definiti “idioti”, sono riusciti addirittura a tamponare un’autopattuglia della polizia locale, costringendo i vigili a un ricovero d’urgenza al locale centro traumatologico.
Il New York Post, già noto per le proprie posizioni contrarie al programma, ne ha approfittato per un affondo decisivo.
La produzione del reality, intanto, ha chiesto scusa alla città di Firenze e ha capito che è meglio cambiare aria. A quanto sembra stanno valutando se fare rotta su Rimini o Riccione. Sperano di trovare qualche cafone almeno là.
Non ce ne vogliano i cugini d’Oltreoceano, ma gli auguriamo di tornare a casa con le pive nel sacco e speriamo vivamente che i romagnoli gli mostrino che anche da quelle parti i tamarri hanno vita dura… Si sa mai che qualcuno negli States pensasse che gli stereotipi hanno un qualche fondamento di verità, a parte il razzismo che li ha creati.