lunedì 21 febbraio 2011 15.41
Alla fine lo scopo era quello del ricatto, come gli inquirenti avevano ipotizzato fin dalle prime battute: i responsabili del “furto” della salma di Mike Bongiorno hanno infine deciso di farsi avanti e richiedere 300mila euro.
Ma, in un certo senso, si tratta di una notizia “vecchia”, visto che, nonostante sia stata diffusa solo in data odierna dal settimanale Oggi, risale allo scorso 24 gennario, in pratica il giorno stesso in cui il furto sarebbe avvenuto.
A questo punto risulta chiaro che, se la famiglia ha sempre negato la circostanza della richiesta di un riscatto, deve averlo fatto o perché così le avevano chiesto i malfattori, o per un preciso consiglio da parte degli inquirenti.
In entrambi casi moglie e figli del presentatore scomparso hanno scelto la strada della prudenza e non si può certo biasimarli per questo.
Ma Oggi si spinge anche un po’ più in là, illustrando anche le rocambolesche modalità secondo cui lsarebbe dovuta avvenire a consegna della somma richiesta: i familiari di Mike avrebbero dovuto lanciare il pacco con dentro i contanti dal finestrino di un treno in corsa, poco prima dell’arrivo a un particolare cavalcavia.
Una successiva telefonata avrebbe annullato tutto, non si sa bene per quale motivo. Forse l’attenzione data all’evento dai media avrebbe indotto la banda a una maggior prudenza e, a quel che sembra, anche ad un aumento della cifra richiesta, che ora sarebbe raddoppiata.
Quindi la vicenda del furto della salma di Mike Bongiorno avrebbe preso la stessa piega di quella della sottrazione delle spoglie del famoso banchiere Enrico Cuccia, illustrata nel film L’ultimo crodino.
Speriamo che anche la conclusione possa essere analoga, con i responsabili del gesto a scontare la pena, dietro le sbarre di una pringione.